Ricordi dal sottosuolo (Adelphi, pag.194, tradotto da Tommaso Landolfi) è un libro scritto dall’autore russo Fëdor Dostoevskij. Pubblicato nel 1864, il romanzo occupa un posto centrale nella produzione letteraria dello scrittore.

Il volume è diviso in due sezioni: “Sottosuolo” e “A proposito della neve fradicia”.

La prima parte “Sottosuolo” è un monologo improntato alla critica sociale. L’autore, difatti, condanna l’ottimismo e il positivismo della società sottolineando come, questi due fattori, non possano far giungere in nessun modo ad uno stato di benessere – fondato su ragione e scienza – la collettività, in quanto ogni singolo individuo in realtà sembrerebbe preferire, a questo, l’auto-umiliazione, la sofferenza e la sporcizia.
Esempio per eccellenza di questo desiderio di impurità è il protagonista. Egli racconta il suo dramma l’aver interiorizzato troppo la complessità della realtà, la qual cosa lo porterà non solo a pensare sempre alla causa prima di ogni sua azione ma anche a provare un grande sentimento d’invidia per gli altri uomini: quelli “normali”, quelli che agiscono senza troppo pensare. Per l’uomo del sottosuolo le uniche conseguenze a questi desideri di sofferenza sono l’apatia e l’inattività, che conducono al ritiro dalla vita sociale e quindi nel “sottosuolo”.
A conferma di tutto il monologo, nella seconda parte “A proposito della neve fradicia” il protagonista narra avvenimenti accaduti circa sedici anni prima e di come, pur essendo un uomo ben istruito ed educato, il suo desiderio di sporcizia e sofferenza lo abbia portato ad agire nei modi più sordidi e disdicevoli.

La lettura di Ricordi dal sottosuolo di certo non è tra le più facili, anzi alle volte districare le righe di Dostoevskij non è per niente semplice. L’atmosfera che si crea tra le pagina è quella che, senza ombra di dubbio, si potrebbe ritrovare nel peggiore degli incubi: il buio, l’umidità e il freddo fanno da padrone in una lettura che, nonostante ciò, riesce a indagare nel profondo dell’animo umano.
La penna dell’autore squarcia il foglio e al contempo l’animo dell’uomo. Trascina con sé il lettore e lo mette ai margini della società, lo costringe a far i conti con i propri demoni, o molto più semplicemente, con se stesso.
Quello che più mi ha stupito è stata la capacità di Dostoevskij di mettere nero su bianco un personaggio così tanto complicato e contraddittorio, capace con poche righe di evocare immagini destabilizzanti.
Ricordi dal sottosuolo con il suo fare ed essere filosofico è uno dei capolavori della letteratura russa e mondiale, capace di offrire al lettore un’infinita gamma di spunti di riflessione riguardanti la vita dalle quali si trarranno, solo, conclusioni colme di domande.

La sofferenza è l’unica fonte di consapevolezza. E sebbene all’inizio io abbia ammesso che la consapevolezza è la più grande disgrazia per l’uomo, io so però che l’uomo l’ama e non la scambierebbe con nessun genere di soddisfazione.

 

t.

 

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2 pensieri su “Ricordi dal sottosuolo: il desiderio di sofferenza dell’uomo. ||Recensione.

    1. Io come primo approccio consiglierei “Le notti bianche”, scritto giovanile, in cui introduce il tema della solitudine e dell’introspezione. Sicuramente è meno filosofico, molto più romanzato e quindi più scorrevole come lettura. Ma se non ti fa paura né la filosofia né il buio del sottosuolo, allora, “Ricordi dal sottosuolo” è sicuramente un bel modo per iniziare a leggere Dostoevskij 🙂

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